Dal treno di ritorno Milano – Torino riesco finalmente a dedicarmi a uno dei temi fondamentali per l’organizzazione di un matrimonio. Forse il 60% della riuscita del matrimonio lo fa il menù, perché come ci hanno tenuto a specificarmi:
“Solitamente di un matrimonio ti ricordi se hai mangiato bene e in generale se ti sei divertito”

Anche qui è di grande importanza la scelta della location, tenuta da conto fino ad un certo punto nel nostro caso, perché figurati: catering o ristorante? Ovviamente la nostra location è solo uno spazio, un luogo, un posto al quale arrivare attraverso un indirizzo. Non ci sono cucine. Quindi la scelta del catering era l’unica da poter prendere in considerazione, che da una parte complicava la faccenda viste le mancate esperienze di catering degli ultimi 30 anni di vita, dall’altra parte non dover scegliere per l’ennesima volta qualcosa di cui mi sarei pentita 10 minuti dopo è stata una gran cosa.
C’è da dire che seppur confusi e di gusti completamente diversi “siamo andati d’accordo”. Qualcosa di classico, che può piacere a tutti, eliminando tutte quelle pietanze che avrebbero potuto attentare alla vita dei nostri invitati in qualche modo. Le spine nel pesce ad esempio, i conservanti dei crostacei a cui la metà della popolazione è allergica senza saperlo, la pasta lunga affogata nel sugo che avrebbe potuto lasciare medaglie sulle vesti, la carne con l’osso per l’imbarazzo di come affrontarne il consumo finale, il ramen per il risucchio di spaghetti + brodo, eccetera eccetera.

Qui, il mio alter ego avatar di cui ho parlato in qualche post precedente – e qui metto link così clicchi e aumentiamo le views – ha fallito, contattando diverse aziende meno classiche e più vicine alle proposte che volevamo evitare.
La prima telefonata conoscitiva su domanda e offerta è durata una ventina di minuti in cui abbiamo capito poco niente a causa di un dialetto napoletano molto stretto a noi incomprensibile in certi punti.

Poi c’è stata la volta della cucina Fusion, dove ogni piatto sarebbe stato instagrammabile come un’opera d’arte anche per il costo finale.

Infine, ci sono stati quelli del quiz per cui peggio di un’indagine Istat abbiamo dovuto rispondere al telefono ad una serie di domande sulle nostre origini, i nostri gusti, le nostre abitudine per poter formulare un menù clinicamente testato su di noi. Per questo, abbiamo scelto di attuare un’altra strategia: il passaparola.
- “Buongiorno X,
Siamo una coppia di futuri sposi, non ci conosciamo di persona ma Y e Z, nostri cari amici di famiglia, ci hanno consigliato di rivolgerci a Voi per il servizio di catering del nostro matrimonio.
- “Buongiorno X,
Siamo una coppia di futuri sposi, non ci conosciamo di persona ma Y e Z, nostri amici che si sono sposati l’estate scorsa, ci hanno consigliato di rivolgerci a Voi per il servizio di catering del nostro matrimonio.
- “Buongiorno X,
Siamo una coppia di futuri sposi, non ci conosciamo di persona ma Y della location Z, ci ha consigliato di rivolgerci a Voi per il servizio di catering del nostro matrimonio.
Qui, la strategia ci ha premiato: habemus catering, prova menù 1, prova menù 2 e finta prova menù 3 + torta.
Se andrà tutto bene, te lo dirò tra 25 giorni.